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È un viaggio nello spazio-tempo quello di Viviane Ciampi, sospeso tra realtà e invenzione, con pagine di ampio respiro pervase dalla magia d'una voce rivolta a un "tu" non ben identificato (talvolta a un "noi") che scruta il cielo e ciò che accade nel nostro pianeta. In "D'aria e di terra" tutto si svolge come in flash fotografici, con miraggi d'oasi nel cristallino, in una sintassi volutamente franta, nel continuo intrecciarsi di prosa lirica e versi che mai si staccano da sentimenti di partecipazione. Fin dall'esordio Viviane Ciampi (nata a Lione nel 1946) si pone domande senza alcuna certezza di trovare risposte, in un teso dialogo che coinvolge il lettore per via della ricerca della bellezza e dell'armonia delle radici, non facendo astrazione dell'inquietudine dinanzi al fluire del tempo e, anzi, accettando la precarietà delle cose. Non vi è reale tristezza in questo libro d'intensa poesia ma qualcosa che avvolge (quasi con voluttà) con la persuasiva indagine sul respiro dove le parole toccano i corpi per trasportarli in altri luoghi, lì dove la voce "imprigionata nella mente si trasforma in canto".